Il Consiglio comunale, con una decisione bipartisan, nella sua ultima riunione prima delle prossime elezioni amministrative di fine maggio, ha votato a maggioranza una mozione per intitolare tre strade a un democristiano (Carlo Ciucci), un comunista (Giuseppe De Felice) e un fascista (Giuseppe Niccolai). Tale decisione cade nel 70° anniversario della caduta del fascismo e dell’inizio della lotta di Liberazione e a pochi giorni dalle commemorazione del 25 aprile (Festa della Liberazione)!
Nelle motivazioni di tale delibera si legge che è oggi “importante richiamare come esempi positivi di ‘buona Politica’, utili a imparare, figure che hanno dedicato la vita alla ricerca del bene comune della propria città, in maniera appassionata e disinteressata”. I tre personaggi, in realtà molto diversi tra loro, come indicato nel testo della mozione, sono stati soprattutto “uomini di partito”, che coerentemente con le loro idee hanno dedicato la loro vita alla propaganda ideologica. La decisione, dunque, presa dalla maggioranza del centro sinistra con l’accordo del centro destra di dedicare a loro delle strade sembra essere in realtà più un provvedimento autoreferenziale di coloro che oggi si sentono gli eredi di tali tradizioni politiche, che un riconoscimento a dei “benefattori” della comunità.
In particolare ci sembra grave che, nella mozione, là dove si dice che Giuseppe Niccolai ha partecipato come volontario alla Seconda guerra mondiale, si ometta di precisare che l’adesione fu alla guerra dell’Italia fascista alleata con la Germania nazista, ovvero quella parte che se avesse vinto non avrebbe creato una democrazia bensì un regime di terrore, di discriminazione, di violenza e di razzismo. D’altra parte, coerentemente, Giuseppe Niccolai non ha mai rinnegato il suo passato, anzi in più di un’occasione ha sempre rivendicato la sua appartenenza di parte, quella parte che ha sempre rifiutato di vedere nel 25 aprile la data che ha ispirato la nascita della nostra Repubblica, il giorno del riscatto del Paese soggiogato da vent’anni di dittatura e da una guerra disastrosa voluta dal regime fascista alleato alla Germania nazista.
Dedicare a lui una strada vuol dire dare uno schiaffo alla memoria di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita alla libertà e alla democrazia. Sarebbe stato bello se il Consiglio comunale nella sua ultima deliberazione avesse invece deciso di dedicare una strada a Teresa Mattei, recentemente scomparsa, partigiana antifascista, membro dell’Assemblea costituente che ha dedicato tutta la sua vita alla difesa dei diritti delle donne e degli umili, lei sì un modello di coerenza e di altruismo al di sopra delle ideologie dei partiti, benefattrice della nostra comunità.
Ma molti altri personaggi avrebbero meritato l’attenzione dei politici così attenti a voler dare dei “segnali positivi ai cittadini pisani”, come ad esempio:
Angelo Sbrana, ferroviere, sindacalista libertario e antifascista, nato a Pisa l’11 gennaio 1885, prima vittima civile pisana in un campo di concentramento, morto per le dure condizioni di vita cui era sottoposto a Caen il 1° agosto 1941 (una lapide al cimitero vecchio messa dai suoi compagni di lavoro nel 1947 ricorda il suo sacrificio).
Maria Fischmann Di Vestea, prima laureata in medicina all’Università di Pisa, il 18 novembre 1893, proveniente da Odessa da una famiglia di mercanti ebrei. Maria Di Vestea esercitò a Pisa la professione medica e fu impegnata socialmente a fianco degli umili e dei più poveri, apprezzata da tutti per le sue opere di bene e per l’impegno che profuse negli orfanotrofi femminili.
Ottorino Orlandini, sindacalista cattolico, nato a Lorenzana il 12 settembre 1896, partecipò valorosamente alla Prima guerra mondiale, poi antifascista, è volontario in Spagna in difesa della Repubblica, membro attivo della Resistenza nelle formazioni del Partito d’Azione venne catturato e torturato dalla famigerata banda fascista di Mario Carità a Firenze.
Vera Vassalle, nata a Viareggio il 21 gennaio 1920 e studentessa a Pisa, insegnante, medaglia d’oro al valor militare della quale si ricorda: «Ventiquattrenne ... all’atto dell’armistizio ... attraversava le linee tedesche e si presentava ad un comando alleato» fatta sbarcare «in territorio occupato dai tedeschi. Con altro compagno … organizzava e faceva funzionare un servizio dì collegamento fra tutti i gruppi di patrioti dislocati nell’Appennino toscano» e «rendeva possibile 65 lanci da aerei a patrioti. Sorpresa dalle SS tedesche ... riusciva a fuggire ... Pochi giorni prima dell’arrivo degli alleati passava nuovamente le linee tedesche portando preziose notizie sul nemico e sui campi minati».
Infine, come non ricordare la vicenda di Franco Serantini e della sua tragica e violenta morte e come nessuna giustizia sia stata fatta! Giuseppe Niccolai entra nella storia di Serantini, come tutti sanno nel bene e nel male, ed è uno dei protagonisti, oggi a lui viene dedicata una strada, sembra un’ulteriore beffa e ingiustizia che colpisce la memoria del giovane anarchico.
Come associazione di liberi cittadini, che da anni si occupa di conservare la memoria sociale e politica della nostra comunità, non possiamo che esprimere tutto il nostro dissenso e la nostra distanza da tale decisione che è offensiva nei confronti della memoria di tanti pisani che hanno, nel silenzio e fuori dai riconoscimenti ufficiali, dedicato la propria vita alla libertà, alla pace e alla giustizia.
Circolo culturale biblioteca Franco Serantini