Una città in comune ha pubblicato sul proprio sito questa lettera aperta che volentieri riprendiamo e condividiamo
Addio Biblioteca Provinciale!
Mentre apprendiamo dalla stampa nazionale dell’ennesimo investimento immobiliare di dubbia moralità che vede coinvolta l’Amministrazione pisana – da anni impegnata in una politica per la città coincidente con lo sviluppo edilizio appaltato a imprenditori di fiducia –, la stessa Amministrazione aggiunge un altro tassello alla dismissione del patrimonio culturale cittadino. E se è indubbio che il cemento sia moneta sonante mentre la cultura è un immateriale segno di civiltà, è anche vero che proprio grazie alla cultura Pisa aveva conquistato un posto di primo piano fra le città italiane.
Oggi, grazie alla legge Delrio, si consegna al passato uno dei luoghi della rete culturale cittadina, la Biblioteca Provinciale, derubricata da investimento di lungo corso, finanziato da generazioni di contribuenti per la formazione di giovani e di amministratori locali, a patata bollente proprio per questi ultimi, che vorrebbero tenerla in piedi ma ormai sono diventati poveri e non hanno più nemmeno occhi per piangere. La legge Delrio infatti ritiene la cultura funzione non fondamentale: c’è la crisi, bisogna fare scelte dolorose, tagliare, tagliare, tagliare. Peccato però che si taglino prevalentemente la cultura, le politiche sociali, i costi del lavoro e la sanità, mentre si continuano a spendere cifre cospicue in altri settori.
E poco vale dire che in questo caso garantire l’apertura costerebbe solo 30.000 euro l’anno, una briciola rispetto ai soldi spesi dall’Amministrazione per i progetti edilizi, come i 30 milioni del Progetto Sesta Porta.
Alla spesa più cospicua, quella per il personale, ha già fatto fronte la solidarietà fra le istituzioni preminenti del territorio, e l’Università ha preso in carico i lavoratori della Biblioteca Provinciale, risparmiando all’Amministrazione l’accusa di mettere sul lastrico le persone. Nessuno però prende in carico il patrimonio librario, nessuno garantisce che la Biblioteca sia aperta al pubblico, che continui a ospitare i tantissimi giovani che la frequentano e i meno giovani che al mattino si recano alla sua emeroteca, nonché gli studiosi che lì trovano importanti collezioni utili alla storia politica e amministrativa.
Certo con la Sapienza e la Domus Mazziniana chiuse, con la SMS carente di spazi e già degradata, con l’Università costretta a fare del suo archivio una biblioteca di deposito, la fama di Pisa, aspirante Capitale della cultura, comincia a stridere con la realtà e la chiusura al prossimo 31 dicembre della Biblioteca Provinciale sarebbe un ulteriore smacco. Ma a chi importa?
Per ora solo a chi ci lavora e l’ha frequentata, in particolare alle ragazze e ai ragazzi di IO STO CON LA BIBLIOTECA.
http://unacittaincomune.it/lettera-aperta-ai-cittadini-che-amano-i-libri/