Pubblichiamo la lettera inviata al sindaco e al direttore della Scuola Normale in risposta alla notizia riguardante il progetto di ristrutturazione della piazza San Silvestro.
Al sindaco della città di Pisa
Marco Filippeschi
Al direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa
Prof. Fabio Beltram
All'Assessore ai lavori pubblici del Comune di Pisa
Andrea Serfogli
e p.c. alla stampa locale
Leggo con preoccupazione la notizia riguardante il progetto di ristrutturazione della piazza San Silvestro e dello spostamento del monumento a Franco Serantini per lasciar spazio ad una nuova scultura.
Condivido le considerazioni che alcuni cittadini hanno espresso sul danno ambientale causato dal taglio degli alberi della piazza, sull'uso ‘sociale' della piazza e l'auspicio di una riqualificazione dell'area che prediliga innanzitutto le esigenze di vivibilità e socializzazione degli abitanti.
Considerazioni che Piero Pierotti già qualche mese fa aveva scritto in una lettera pubblica con competenza e senso della misura.
L'Italia è il paese delle piazze. Piazze che sono scenario di architetture che tutto il mondo ci invidia ma anche, e forse soprattutto, palcoscenico ideale dove si è raccontata quotidianamente la costruzione della nostra società civile. Luogo dove si sono rappresentati, dall'Unità in poi, i riti di una tradizione civile e laica spesso segnata dal conflitto tra il discorso del potere e le rappresentazioni istituzionali da una parte e quelli, antagonisti, delle rappresentazioni popolari dall'altra. È per questo che le piazze sono diventate "agorà della memoria" e i monumenti in esse ospitati "altari" laici, sui quali si sono formate intere generazioni di cittadini.
Rispetto al progetto presentato dalla Normale di cui hanno parlato i giornali, non condivido affatto l'idea che per fare spazio ad un'opera artistica si debba cancellare e/o emarginare la storia recente di una piazza come quella di San Silvestro. Tanto più se, a giustificazione di questo progetto, si affermi un unico concetto, quella di esaltare la magnificenza dell'ex palazzo Thouar - ora sede del polo scientifico della Normale - e con questa il ruolo della stessa Scuola Normale Superiore nella città di Pisa. Si veda in proposito l'interpretazione data dall'autore Theimer alla propria opera artistica che è risultata vincitrice del concorso internazionale indetto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa. Tutti siamo riconoscenti alla Scuola Normale per lo sforzo fatto per il recupero dell'area ex Thouar, ma mi domando: è possibile che oramai tutto il centro storico di questa città debba inesorabilmente identificarsi nei suoi destini con quelli delle sue Scuole di eccellenza e dell'Università? Non è possibile pensare ad un diverso uso dei luoghi che rispetti maggiormente la storia della nostra comunità cittadina? Tutti siamo consapevoli dell'importante funzione della Scuola Normale Superiore come dell'Università ma, negli ultimi decenni, lo sviluppo urbanistico di entrambe ha condizionato non poco la città che l'ha subito passivamente.
La questione della proposta di riqualificazione di Piazza S. Silvestro va ben oltre l'aspetto urbanistico e architettonico e investe direttamente il difficile equilibrio tra la città e la sua memoria.
Ora, senza voler entrare nei dettagli sui motivi e le responsabilità di trascuratezza della piazza che in questi ultimi anni si è accentuata e sulla necessità di un intervento di riqualificazione, quest'ultimo non può prescindere dalla storia recente che evoca questo luogo.
Il monumento a Franco Serantini che si trova al centro della piazza è stato donato alla città di Pisa da un Comitato popolare, composto da amici di Franco, cittadini, libertari di Pisa e di Carrara, e inaugurato il 7 maggio 1982, dieci anni dopo la tragica morte del giovane anarchico. La scultura commemorativa si affiancava idealmente alla lapide posta per "volontà dell'assemblea proletaria", come recita in calce il marmo che ancora oggi è ben visibile all'entrata del Palazzo ex Thouar, il 13 maggio 1972, sei giorni dopo la scomparsa di Serantini.
Il luogo scelto per i due ricordi lapidei non è casuale; come tutti i pisani conoscono, la Piazza come il Palazzo sono stati gli spazi frequentati quotidianamente da Franco Serantini negli ultimi anni della sua vita e il Palazzo, prima dell'ultima ristrutturazione, almeno in una parte, aveva una funzione non tanto "benemerita" essendo un "riformatorio" nel quale Franco di fatto venne obbligato a risiedere.
Ora la storia di questo ragazzo è parte integrante della memoria di questa città e il suo ricordo è sicuramente condiviso, nel bene e nel male, da quella generazione di pisani, e non solo, che fu testimone del suo tragico epilogo. Credo di conseguenza che ogni tentativo di rimuovere dalla sua posizione il monumento sia uno schiaffo alla memoria di Serantini e di tutti coloro i quali hanno coltivato, spesso in silenzio, il suo ricordo, compresi anche quelli che con l'omaggio dell'opera commemorativa, vollero fissare in modo definitivo nella storia di questa città la ferita aperta dalla tragica morte di Franco. Un cittadino, vorrei ricordare, la cui morte fu causata da un violento e brutale "abuso di potere" di cui nessuno è stato mai chiamato a rispondere, un'ingiustizia palese che pesa come un macigno sulla coscienza civile di ognuno di noi.
Corrado Stajano, che ha raccolto in un libro ben conosciuto la vicenda di Serantini - un testo coraggioso che ha fatto scuola (Il sovversivo. Vita e morte dell'anarchico Serantini) -, definì la vicenda del giovane anarchico un caso emblematico dell'Italia dell'epoca della giustizia che non fa giustizia.
In conclusione chiedo: si sistemi pure la pavimentazione della piazza, si crei uno spazio pedonale più ampio, si installino nuove panchine, ma non si modifichi la centralità del monumento di Franco Serantini. Cambiare collocazione del monumento di Serantini nella piazza, anche di poche decine di metri, sembrerebbe voler insinuare l'idea di emarginare in qualche maniera la memoria di Franco e questo non è accettabile. La città reagisca all'oblio della propria memoria, le forze sociali e politiche si facciano interpreti di un atto di coraggio e colgano questa occasione per proporre al Consiglio Comunale e alla Giunta di intitolare la piazza, che come è stato ricordato più volte tutti i pisani già chiamano "Piazza Serantini", al giovane anarchico e la Scuola Normale Superiore faccia un passo indietro e ripensi al suo progetto.
Franco Bertolucci
direttore della Biblioteca F. Serantini
Pisa, 13 febbraio 2011