Pubblichiamo il comunicato integrale che abbiamo inviato a «La Nazione» in risposta all’articolo di Renzo Castelli pubblicato sulle pagine del quotidiano il 20 dicembre 2022 a commento della mostra fotografica esposta a Palazzo Blu Immagini del Ventennio: Pisa e il regime fascista (1922-1943).
All’attenzione della redazione de «La Nazione», con preghiera di pubblicazione
Nell’anno del centenario della Marcia su Roma la Fondazione Palazzo Blu è riuscita a restituire alla città parte di un patrimonio fotografico fino ad ora rimasto nascosto: gli scatti di Guido Allegrini, fotografo ufficiale del regime a Pisa, che colgono le cerimonie pubbliche celebrate durante il ventennio fascista.
C’era un rischio nell’allestimento di una mostra basata su questo materiale: che si riproponesse alla percezione dello spettatore di oggi il messaggio che Allegrini volle trasmettere attraverso la pellicola cento anni fa, ovvero l’immagine di una società gioiosa e compatta, unita patriotticamente nell’obbedienza al fascismo. Questo pericolo era ben evidente agli occhi degli organizzatori e il lavoro svolto da Giovanni Cavagnini, il ricercatore che ha materialmente curato il progetto e le ricerche d’archivio, è riuscito a nostro parere a centrare il bersaglio. Nella mostra viene evidenziata anche la base di repressione e violenza su cui venne edificato il fascismo: prima delle sfilate di massa e delle adunate, ci furono i raid notturni, gli incendi, le manganellate, gli omicidi.
La brutalità del fascismo si scagliò contro persone inermi che difendevano la libertà di pensiero e il diritto dei lavoratori a organizzarsi: migliaia furono i pestaggi, che causarono morte, invalidità fisiche e mentali, terrore, e portarono molte famiglie a emigrare all’estero perché terrorizzate e impossibilitate a trovare un lavoro. Di questi aspetti nella mostra si fa cenno, pur non essendone il centro. Come Biblioteca Franco Serantini abbiamo promosso un ampio programma di iniziative legato proprio al periodo 1920-1922, per ricordare i primi antifascisti, coloro che vennero uccisi perché portatori di una idea diversa rispetto a quella fascista. Insieme alle associazioni antifasciste e agli Istituto storici della resistenza di un’area vasta, da La Spezia a Livorno, abbiamo ricordato figure come Comasco Comaschi, ebanista anarchico di Cascina, o Gino Bonicoli, mezzadro comunista di Casciana Terme. O Carlo Cammeo, segretario della Federazione del Psi, trucidato all’entrata della scuola elementare dove insegnava, di fronte agli alunni. Questo purtroppo è stato il fascismo.
Per questo ci stupisce leggere quanto scritto da Renzo Castelli sulla mostra di Palazzo Blu. Castelli riporta l’immagine di un «clima di goliardia che fu certamente felice», «un ventennio che può apparire denso di momenti positivi», di cui si ricordano come unici aspetti tragici la partecipazione alla seconda guerra mondiale e soprattutto la legislazione antiebraica e la complicità nello sterminio, di cui «lo spettatore […] si chiede, con disperazione, perché sia potuto accadere». La disperazione di cui parla Castelli è ancora più forte proprio perché fino alle leggi razziali – da quel che dice – il fascismo fu sostanzialmente positivo. Sì, qualcuno aveva «anche paura» ma niente di più: un’epoca «vista dai più positivamente», con «molte opere pubbliche [e] un clima di giovanile euforia».
Da parte nostra speriamo che il messaggio trasmesso dall’articolo di Renzo Castelli fosse frutto di tagli redazionali o di un’infelice riuscita. Ne emerge la stessa visione del fascismo proposta dai nostalgici: un’epoca felice e positiva, interrotta dalla follia dell’abbraccio con la Germania nazista, che portò alla legislazione antisemita e alla partecipazione alla guerra. Non fu così e invitiamo Renzo Castelli a venire da noi in Biblioteca: potremmo mostrargli una gran quantità di materiali che illustrano la violenza e il razzismo espressa dal fascismo alle origini, il bagno di sangue che servì a Mussolini e ai suoi per legittimarsi come garanti della fine di ogni velleità democratica e libera degli strati popolari italiani, o ancora le carneficine di cui fu responsabile in Libia, in Etiopia o in Spagna.
Pisa, 23 dicembre 2022
Biblioteca Franco Serantini-Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa