Il futuro della Biblioteca Provinciale è un problema che riguarda tutta la città
Abbiamo letto sui giornali delle ultime settimane la notizia del rischio della chiusura definitiva della Biblioteca Provinciale di Pisa. La causa principale sta nell'effetto a catena della riforma delle provincie, la struttura culturale con una lunga storia alle spalle non rientra più nelle competenze delle nuove Provincie, mancherà a breve della sua sede (ci domandiamo a questo punto che fine farà il Polo delle Officine di via Garibaldi che doveva inizialmente ospitarla) e del personale per gestirla.
Ora mentre ci sentiamo sollevati dal fatto che al personale in servizio presso la Biblioteca Provinciale è stata trovata una soluzione per il suo futuro, con l'assorbimento da parte dell'Università di Pisa, ci sembra veramente grave che nessuno abbia pensato al patrimonio della biblioteca.
Quello che sta accadendo alla Biblioteca provinciale è una conferma della tendenza nazionale a ridurre drasticamente gli interventi sulla cultura – al di là delle “roboanti” dichiarazioni governative delle ultime ore –, considerata un “settore improduttivo”, basti vedere la recente riforma Franceschini del Ministero dei Beni Culturali per rendersene conto, ma anche in ambito locale si assiste a un trend che colpisce l'identità culturale di Pisa.
Il sistema culturale di questa città fatto di musei, archivi, biblioteche, tante opere artistiche e architettoniche di indubbio valore internazionale, da tempo vive una profonda criticità e sopravvive solo grazie a interventi straordinari, mancando di una qualsiasi programmazione organica e costante nel tempo.
La cenerentola di questo sistema, cioè la rete delle biblioteche e degli archivi, subisce da tempo una drastica riduzione di investimenti, di personale, di tutela e di spazi. Basta qui ricordare che oltre la situazione della Biblioteca Provinciale, vi sono molte altre emergenze in città, come quella della Biblioteca Universitaria, della Domus Mazziniana e di quella Galilaeana, della nostra stessa Biblioteca F. Serantini solo per citarne le più note.
Tutte realtà che soffrono da una parte per la mancanza di spazi adeguati per la conservazione di importanti patrimoni documentari e dall'altra l'assenza di una qualsiasi programmazione e cooperazione – in grado di dare risposte certe con investimenti adeguati e una tempistica sicura – che permettano di vedere i risultati in epoche a noi vicine, per la risoluzione dei problemi più impellenti e gravi.
Piano piano questa città sta perdendo la propria identità culturale, la propria storia, non è possibile pensare alle biblioteche, o agli archivi, come semplici depositi ingombranti di carte polverose da allocare in qualche deposito anonimo della periferia, come purtroppo da oltre dieci anni sta accadendo progressivamente. È anche nelle biblioteche e negli archivi che vive la storia della città.
Le biblioteche e gli archivi sono una parte fondamentale della nostra comunità, conservano la nostra storia culturale, sociale ed economica, sono crocevia di importanti relazioni tra i cittadini e le istituzioni, non si può pensare a un futuro senza tutto ciò. Riteniamo che chi ci governa abbia, ormai da troppi anni, affrontato queste problematiche con un approccio sbagliato, è il momento di fermarci e riflettere bene prima di prendere drastiche misure che escludono ancora di più le nostre istituzioni culturali dalla fruizione dei cittadini.
Hanno ragioni da vendere quei cittadini che nei giorni scorsi hanno inviato lettere di protesta ai media contro la chiusura della Biblioteca Provinciale, le loro preoccupazioni sono anche le nostre, e a queste aggiungiamo il fatto che sempre più di frequente chi opera nel mondo della cultura si sente isolato, emarginato, considerato un peso morto o peggio ancora un vuoto a perdere.
Bene, finché noi avremo voce diremo di no a questo modo di intendere la cultura, dobbiamo resistere più che per noi stessi per le future generazioni, per lasciare a loro in eredità una società ricca, poliedrica culturalmente, con intatta la propria memoria storica/culturale e con il corrispettivo patrimonio documentario che le altre generazioni hanno lasciato a noi.
Crediamo che sia necessario – da parte di chi ha la responsabilità del governo cittadino, ma anche da parte della Regione Toscana e dell'Università di Pisa – dare delle risposte, e offrire a tutti l'opportunità di partecipare alle scelte culturali che investono la nostra comunità. È necessario trovare la volontà di risolvere i problemi, gli investimenti adeguati, gli spazi per tutelare i nostri patrimoni con il massimo della trasparenza e della partecipazione.
Franco Bertolucci direttore della Biblioteca Franco Serantini
Furio Lippi presidente dell'Associazione amici della Biblioteca F. Serantini ONLUS
Gian Mario Cazzaniga presidente del Comitato scientifico della Biblioteca F. Serantini
Pisa, 24 novembre 2015