«1922 Nascita di una dittatura»: ciclo di incontri di lettura e di studio sulla genesi del fascismo in Italia e in Europa
10 febbraio 2022 (ore 17) presso la Biblioteca Franco Serantini Via Carducci, 13 Loc. La Fontina – Ghezzano – San Giuliano Terme (PI)
L'iniziativa si terrà nel rispetto delle prescrizioni in vigore per il contenimento della pandemia Covid-19.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti (max 30 persone).
L'INIZIATIVA SARÀ TRASMESSA IN DIRETTA (ore 17) SUL CANALE YOUTUBE DELLA BIBLIOTECA
al link: https://youtu.be/8zSDaC4vSb0
Si consiglia la prenotazione: associazione@bfs.it cell:331 1179799.
Angelo d’Orsi è stato allievo di Norberto Bobbio ed è ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. Oltre alla storia delle idee e alla storia della cultura e dei gruppi intellettuali, si dedica a questioni di metodologia e di storia della storiografia. Da anni studia la vita e il pensiero di Antonio Gramsci. Tra i suoi libri: La cultura a Torino tra le due guerre, (Einaudi, 2000; Premio Acqui Storia), Intellettuali nel Novecento italiano (Einaudi, 2001), I chierici alla guerra. La seduzione bellica sugli intellettuali da Adua a Baghdad (Bollati Boringhieri, 2005), Guernica, 1937. Le bombe, la barbarie, la menzogna (Donzelli, 2007), L’Italia delle idee. Il pensiero politico in un secolo e mezzo di storia (Bruno Mondadori, 2011), Il nostro Gramsci. Antonio Gramsci a colloquio con i protagonisti della storia d’Italia (Viella, 2013), Gramsciana. Saggi su Antonio Gramsci (Mucchi, 2015; 2a ed.), Inchiesta su Gramsci (Accademia University Press, 2015), 1917. L’anno della rivoluzione (Laterza, 2016) e Gramsci. Una nuova biografia (Feltrinelli, 2017). Cura la Bibliografia Gramsciana Ragionata (I vol., Viella 2008), dirige «Historia Magistra», rivista di storia critica, e “Gramsciana”, rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci.
Biennio nero
Si definisce «biennio nero» (1921-1922) il periodo storico che segue il «biennio rosso» (1919-1920) nel quale, dopo la fine della tragedia della Prima guerra mondiale, si era assistito ad una forte escalation delle agitazioni operaie e contadine con una espansione notevole delle organizzazioni popolari e di sinistra (PSI, UAI, CGdL, USI e Sindacato ferrovieri, ecc.), sostenitrici di una necessaria svolta rivoluzionaria nel paese sull'esempio della rivoluzione russa del 1917. A questo variegato fronte operaio e contadino e alle agitazione sindacali si contrappose un altrettanto variegato fronte di forze liberali, nazionaliste e conservatrici tra le quali emerse dirompente il movimento dei fasci di combattimento fondato da Mussolini a Milano nel 1919.
Forte della sua rapida affermazione, il fascismo partecipò alle elezioni del 1921 nei Blocchi nazionali, patrocinati da G. Giolitti, conquistando 35 seggi. Il vecchio statista liberale pensava di porre fine allo squadrismo «parlamentarizzando» il fascismo ma, dopo il successo elettorale, Mussolini recuperò libertà di azione, mentre continuarono le violenze degli squadristi contro anarchici, socialisti, comunisti, repubblicani, popolari ed esponenti parlamentari. Il fascismo fu artefice di una violenta offensiva antiproletaria condotta da squadre armate organizzate militarmente (squadrismo) che nel giro di pochi mesi distrussero gran parte delle organizzazioni proletarie nelle province della Valle Padana, del Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana, dove le leghe «rosse» erano giunte a esercitare un'influenza notevole sulla vita politica ed economica.
Dopo i gravi fatti di Sarzana e Roccastrada del luglio 1921 il governo Bonomi (1921-22) tentò di porre fine alla violenza politica favorendo un «patto di pacificazione» fra fascisti, socialisti e dirigenti della CGdL. Attraverso l’accettazione del patto, che aveva incontrato l’opposizione di molti esponenti dello squadrismo, Mussolini voleva anche far valere la sua autorità di capo sui «fascismi provinciali», per porre un limite alle violenze squadriste che, sconfitto il socialismo, rischiavano di isolare il fascismo.
Nel congresso di Roma (1921) Mussolini riuscì a far accettare definitivamente il suo ruolo di «duce» e la trasformazione del movimento in Partito nazionale fascista (PNF). Dallo squadrismo, il PNF derivò l’organizzazione e l’ideologia, assumendo definitivamente il carattere di «partito milizia». La cultura politica degli squadristi rifiutava il razionalismo e assumeva, come forma superiore di coscienza politica, la fede nei miti di una religione laica fondata sul culto integralista della patria, sul senso comunitario del cameratismo, sull’etica del combattimento e sul principio della gerarchia. Il fascismo rivendicava una diversità privilegiata dagli altri partiti, ponendosi al di sopra delle leggi con una prassi «illegalista» in nome della pretesa superiorità della sua etica politica: chi si opponeva al fascismo era considerato un «nemico della nazione», contro il quale era lecita qualsiasi forma di violenza. Sociologicamente il fascismo fu soprattutto una manifestazione della mobilitazione dei ceti medi, sia tradizionali sia emergenti che, avendo dato un contributo decisivo alla guerra, si consideravano i legittimi rappresentanti della «nuova Italia» cui spettava assumere la guida del paese. Ai ceti medi apparteneva la grande maggioranza dei dirigenti dei Fasci e dei capi dello squadrismo, come pure gran parte dei militanti.
Nel 1922, con oltre 200.000 iscritti, un esercito privato, associazioni femminili e giovanili, sindacati con circa mezzo milione di aderenti, il PNF era la più forte organizzazione del paese. Esso esercitava un dominio incontrastato in gran parte dell’Italia settentrionale e centrale, operando come un vero e proprio «antistato». Va ricordato, infine, che il fascismo beneficiò in quel biennio del sostegno di buona parte della borghesia imprenditoriale industriale e agricola, nonché di ampi settori dell'apparato dello stato (magistratura, carabinieri, polizia, esercito) che ne agevolarono l'affermazione.
Nell'ottobre del 1922 il fascismo dette la spallata decisiva organizzando la «marcia su Roma» (28 ottobre). Le squadre di fascisti armati agli ordini di un quadrunvirato, composto da I. Balbo, E. De Bono, C.M. De Vecchi, M. Bianchi, furono l’arma di pressione e di ricatto sul governo e sul re per indurli a cedere il potere imponendo al Paese un ministero guidato da Mussolini.
Biblioteca Franco Serantini Istituto di Storia Sociale, della Resistenza e dell’Età COntemporanea della Provincia di Pisa (BFS-ISSORECO) e Associazione amici Biblioteca F. Serantini
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