Cinquant’anni fa nasceva «A»
«A : rivista anarchica», conosciuta anche semplicemente come «A», era una rivista anarchica italiana, fondata nel febbraio 1971 come espressione dell’area dei Gruppi anarchici federati. Aveva una periodicità mensile e veniva pubblicata regolarmente, uscendo 9 volte l’anno (non usciva in gennaio, agosto e settembre). a distribuzione del periodico «A» avveniva in libreria, presso alcuni centri sociali o sedi anarchiche o grazie alla collaborazione individuale di alcune compagne e compagni. La rivista è raccolta ed è consultabile in un archivio online, dove sono disponibili tutti i numeri pubblicati.
La rivista vede la luce a Milano ad opera di militanti del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa. Il progetto originario era la realizzazione di alcuni numeri per fornire un’interpretazione libertaria ai fatti immediatamente successivi alla strage di Piazza Fontana e alla morte di Giuseppe Pinelli, e per questo venne lanciata una raccolta fondi nel mondo anarchico milanese, che ebbe un buon successo e permise la pubblicazione dei primi numeri. Presto la rivista diviene espressione dei Gruppi anarchici federati - ma non sarà mai il loro «organo ufficiale», e comincia a essere diffusa anche in altre città italiane. Ma poi - con lo scioglimento dei GAF nel 1976 - la rivista, piano piano, ha maggiormente aperto le proprie pagine a collaborazioni anche non dichiaratamente anarchiche divenendo ben presto un punto di riferimento imprescindibile di una vasta area di persone che sinteticamente andava da quella anarchica agli ecologisti passando attraverso molte declinazioni della sinistra italiana non istituzionale.
La cifra stilistica della neonata rivista, mantenuta in diversi decenni di attività, è sempre stata un’attenzione particolare ai mutamenti della società, alla critica delle nuove forme di dominio e alla storia e alla cultura dell’anarchismo e al contempo un’apertura verso tutti i movimenti di stampo antiautoritario di sinistra in Italia e nel mondo (sindacalismo e marxismo libertario, ecologismo, veganismo, pacifismo e antimilitarismo, femminismo, ecc.).
Dopo la scomparsa del direttore Paolo Finzi, la rivista ha annunciato la chiusura, il suo ultimo numero è stato il 445 (estate 2020).
In occasione del quarantennale della rivista, la redazione fece uscire un numero speciale (il 358° della collezione) di ben 260 pagine con interventi di collaboratori storici e non, con l’elenco di ben 2616 nomi che hanno firmato articoli, interventi e saggi tra il 1971 e il 2010, una quantità incredibile di donne e uomini che descrive bene l’approccio aperto, laico e libertario che la testata ha mantenuto coerentemente per tutto questo lungo periodo. Il numero era chiuso da un’intervista di Adriano Paolella a Paolo Finzi [La (mia) vita dalla a alla «A», pp. 213-238] che vi invito a leggere per onorarne la memoria e capire l’importanza di questa esperienza editoriale, fondamentale per comprendere la storia dell’anarchismo in Italia e non solo dal 1969 ai nostri giorni. In chiusura dell’intervista ad una domanda del curatore sull’identità libertaria della rivista Paolo così rispondeva:
«Sono convinto che l’anarchismo sia uno strumento fondamentale anche culturale per la trasformazione in senso libertario. L’anarchismo è irrinunciabile, fondamentale, ma non sufficiente, l’anarchismo è indispensabile ma insufficiente. In altre parole, non si può fare a meno dell’anarchismo nel pensare ad una trasformazione sociale, ma non basta solo l’anarchismo».
Le parole di Paolo ci dicono anche il grande vuoto d’amicizia e passione che rimane a noi oggi dopo la sua scomparsa.
Franco Bertolucci
1° febbraio 2021